mercoledì 16 marzo 2016

Giovanni Paisiello era un grande musicista del Settecento, nato a Taranto nel 1740. Studiò al Conservatorio di Napoli dove per la sua bravura divenne “mastricello”, cioè maestro supplente. Cominciò così la sua attività di compositore con brani di musica sacra. Ma rivelò ben presto straordinarie doti anche nel comporre opere giocose. Dopo un breve periodo di successo a Napoli, a Bologna e a Modena, venne chiamato a Pietroburgo nel 1776 dall’Imperatrice Caterina di Russia.
Essa gli affidò la carica di maestro di Corte e la direzione di due teatri italiani. Nei nove anni trascorsi in Russia, il Paisiello ebbe grandi onori e ricchezze, scrivendo una dozzina di opere tra cui “La serva padrona” (una delle sue creazioni più felici) e il “Barbiere di Siviglia”. Da non confondere però con l’opera intitolata sempre il “Barbiere di Siviglia” ma di Gioacchino Rossini. Rossini infatti compose la sua opera più tardi, chiedendone anzi anche il permesso a Paisiello.
Questi glielo concesse con tanti auguri, ma quando poi il “Barbieri di Siviglia” del Rossini venne presentato per la prima volta a Roma, gli amici del Paisiello lo fischiarono in modo tale che l’opera fece fiasco. Ma lasciamo questa breve parentesi per tornare al vero protagonista del nostro racconto: Paisiello. Esso, tornato in patria dalla Russia nel 1784, ebbe la nomina di maestro di camera presso la Corte dei Borboni, a Napoli. In questo periodo apparve il suo capolavoro “Nina pazza per amore”

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